Sono la Dott.ssa Gaia Caranna, Psicologa, Psicoterapeuta cognitivista e Sessuologa clinica (titolo riconosciuto dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica).
Svolgo la libera professione presso gli studi del Centro Clinico Psicologia Torino e mi occupo della sofferenza correlata ad eventi traumatici, all’area sessuologica, affettiva e relazionale, all’elaborazione del lutto e della perdita ed alla disregolazione delle emozioni e del comportamento. Mi rivolgo principalmente ad adulti e giovani adulti.
Laureata con lode in Scienze della Mente, presso l’Università degli Studi di Torino, a seguito di un tirocinio annuale professionalizzante, ho conseguito l’abilitazione all’esercizio della professione e conseguente iscrizione alla Sezione A dell’Albo professionale (Ordine degli Psicologi del Piemonte, n. 7848).
Ho conseguito la specializzazione in Psicoterapia Cognitiva presso la Scuola “Centro Clinico Crocetta” di Torino, dove mi sono formata nell’ambito della terapia di bambini, adolescenti e adulti e, successivamente, mi sono specializzata nella Psicologia dell’Emergenza.
In questo percorso formativo il mio interesse si è rivolto, soprattutto, all’area psicotraumatologica attraverso la partecipazione a numerosi seminari sui differenti approcci alla cura: Control Mastery Theory, Terapia Metacognitiva Interpersonale, psicoterapia Sensomotoria, Terapia Dialettico Comportamentale e Terapia Narrativa.
Attraverso la mia formazione, ho potuto acquisire competenze rispetto all’utilizzo di strumenti terapeutici che metto in atto, all’occorrenza, nella mia pratica clinica quali la mindfulness, diverse tecniche immaginative, analisi degli episodi significativi, EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), defusing e debriefing.
Nel percorso insieme al cliente pongo particolare attenzione alla costruzione della relazione terapeutica rispettando le modalità ed i tempi propri di ogni individuo, agli obiettivi terapeutici concordati con la persona in direzione del suo benessere psico-fisico, all’acquisizione della consapevolezza del proprio funzionamento in un’ottica di accoglienza ed accettazione come fondamento di un possibile cambiamento.
Nella complessità che offre l’essere umano, è necessario, a mio parere, non ascrivere la sofferenza ad una rigida categoria patologica ma ridargli un significato attraverso la rilettura degli episodi critici ed integrarlo in un sistema composto non soltanto di pensieri ma anche di corpo ed emozioni.